Stefano Redaelli
“Leggendo questo libro mi è sembrato di fare un viaggio dall’inquieto alla serenità, grazie alla scoperta di mondi, di anime” (Remo Rapino)
Leggi di piùCasa delle farfalle è il nome della struttura psichiatrica a cui Antonio, ricercatore universitario, si rivolge. Per raccontare la follia devi osservarla da vicino, conoscerla, abitarla. Prende accordi con la direttrice, si finge un paziente. Scopre le storie delle persone che vi abitano, le loro ossessioni, le paure, i loro desideri. I matti dicono sempre la verità, sono uomini liberi.
Conoscerà Marta, Cecilia, Angelo, Carlo e Simone; ma sarà costretto a conoscere anche se stesso, più a fondo di quanto abbia mai fatto prima.
Redaelli sceglie con cura le parole, la sua scrittura sa di immediatezza e poesia. Indaga senza filtri la natura umana portando alla luce i suoi lati più insoliti eppure più delicati, e rivela ‒ anche se solo per un attimo ‒ la verità tutta intera.
collana IENA
€15,00 €14,25
Stefano Redaelli è professore di Letteratura Italiana presso la Facoltà di “Artes Liberales” dell’Università di Varsavia. Addottorato in Fisica e Letteratura, s’interessa dei rapporti tra scienza, follia, spiritualità e letteratura. È autore delle monografie Nel varco tra le due culture. Letteratura e scienza in Italia (Bulzoni, 2016), Le due culture. Due approcci oltre la dicotomia (con Klaus Colanero, Aracne, 2016), Circoscrivere la follia: Mario Tobino, Alda Merini, Carmelo Samonà (Sublupa, 2013) e di numerosi articoli scientifici. Ha pubblicato la raccolta di racconti Spirabole (Città Nuova, 2008) e il romanzo Chilometrotrenta (San Paolo, 2011).
Il romanzo Beati gli inquieti è stato secondo classificato al “Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza 2019″.
Paolo Zardi
Il viaggio di un uomo che sceglie di partire, nonostante a chiederlo sia il padre che non ha mai avuto.
Una telefonata sveglia Matteo all’alba mentre è in vacanza con la sua famiglia. All’altro capo la voce di un uomo che conosce appena. Suo padre lo sta chiamando da un passato rimosso. Gli chiede di incontrare la sorellastra, che conosce appena e il cui unico ricordo è intriso di una sensualità acerba, e insieme raggiungerlo in una remota città ucraina.
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Matteo non sa ancora quanto quel viaggio lo porterà lontano, né se avrà la forza di realizzare l’ultima volontà di un uomo morente la cui assenza ne ha scolpito il carattere, le chiusure, la vita intera. Come nell’opera di Bach, è l’umano il fulcro di questo romanzo. Un umano dimenticato, fatto di debolezze e rancori, di pulsioni e desideri, di una grazia terrena e scabrosa capace di contemplare dentro di sé il proprio contrario.
Paolo Zardi consegna al lettore una storia di rara intensità. La sua scrittura si immerge nella misteriosa sostanza degli affetti, ne percorre le profondità fino a toccare quel nucleo fondativo in cui le scelte hanno il peso delle colpe.
collana IENA
Paolo Zardi
Finalista “Premio Strega 2015”
“Un futuro prossimo e dissonante, metafora di un’irreversibile crisi dell’Occidente… una scrittura aspra e controllata, illuminata da sprazzi di singolare originalità” (Giancarlo De Cataldo)
Leggi di piùIn un imprecisato futuro del ventunesimo secolo, un uomo percorre le strade di un’Europa assediata dalla crisi e dalla povertà. Vende depuratori d’acqua porta a porta fissando appuntamenti da desolati centri commerciali. Ogni giorno svolge il proprio lavoro con dedizione e rigore avendo come unica ragione di vita sua moglie e i suoi due figli.
Che sia un’intera società ad essersi illusa o un singolo individuo, la forza d’urto di una certezza che crolla dipende da ciò che si è costruito sopra.
Guardando dritto negli occhi un Occidente in declino, Paolo Zardi racconta il tentativo struggente di un marito di capire quali verità possano nascondersi sotto le macerie delle proprie certezze, lo sforzo commovente di un padre di proteggere la sua famiglia quando tutto sembra franare.
Opera al contempo intima e universale, XXI Secolo è una domanda fondamentale sull’identità e sulla capacità dell’animo umano di sondarne le profondità più nascoste; è il tentativo di comprendere quale significato possano ancora avere, negli anni che ci attendono, la parola “amore” e le sue molteplici forme.
Silvia Ferreri
Finalista “Premio Strega 2018”
Un racconto di due donne, madre e figlia. Un romanzo dolorosamente sincero. Una pagina inedita nella narrativa italiana.
Una madre parla alla figlia tra le mura di una clinica serba. Al di là di una porta stanno preparando la sala operatoria. Eva ha appena compiuto diciotto anni e da quando è nata aspetta questo momento.
Vuole cambiare sesso sottoponendosi all’intervento che la renderà come si è sempre sentita: uomo.
Sua madre le parla col corpo, perché è il corpo ad essere sbagliato, ingannevole, traditore, un corpo come il suo che la natura stessa vuole negare. In un dialogo senza risposte, sospeso tra l’immaginato e il reale, la madre racconta la loro vita fino a quel momento, ne ripercorre i sentieri come muovendosi in una terra straniera. La sua voce è concreta, toccante, vivida e parla di una lotta che non ha vincitori né vinti, per cui non esiste resa, in cui la forma più pura dell’amore diventa bifronte e feroce.
«Una storia commovente, piena di dolore ma anche di gioia, proprio come la vita» (Michela Marzano)
Il romanzo è stato tradotto in Cina da Hunan Literature and Art Publishing House, in Francia da Éditions Hervé Chopin, in Argentina e Cile da Edicola Ediciones.
collana IENA