Antologia di fiabe “capovolte” – di Federica Silvani
“E morirono tutti felici e contenti – antologia di fiabe non più fiabe” è la nuova e promettente opera realizzata da un gruppo di autori, tutti scrittori esordienti delle più disparate zone d’Italia, tra cui uno di loro è anche uno di noi: Stefano Tanturri, nipote del dottor Giuseppe Tanturri.Ricordiamo che l’anno passato l’Associazione Culturale La Foce ha editato una ristampa delle sue opere, a cura del socio Giorgio Morelli. Il libro di fiabe è stato pubblicato recentemente e presentato già in due occasioni particolari: a Roma, al TestaccioLab ed al Festival delle Letterature di Pescara. Quest’ultimo, divenuto un grande evento culturale, ha coinvolto centinaia di lettori durante incontri e dibattiti, con autori come Carlo Lucarelli, Corrado Augias, Alberto Arbasino, Niccolò Ammaniti, Valerio Massimo Manfredi, ed altri. L’opera, attribuibile ad una letteratura diversa, è una raccolta di diciotto fiabe definite “capovolte”, tese a delineare un nuovo immaginario, impegnate ad affrontare temi e storie dei nostri giorni. Favole liberamente tratte da quelle di Hans Christian Andetsen ma, leggendole, si comprende subito che delle fiabe originali, quali “La bella addormentata nel bosco”, “Biancaneve ed i sette nani”, “Cenerentola”, “Aladino”, “Le fate” ed altre ancora è rimasto solamente il titolo, infatti, sono state rivisitate, modellate, reinterpretate in maniera del tutto moderna, ironica, esilarante, drammatica e sarcastica. Stefano Tanturri, dimostrandosi un fantasioso inventore di storie, con la sua fiaba, “La piccola fiammiferaia”, dove la protagonista è una prostituta grassa ed indifesa, ha dato vita ad un racconto di eccessi, trasgressioni e follie, spennellato da toni di cinismo ed ironia ma anche con una certa vena di sentimentalismo, con un finale doloroso e convogliante verso una profonda riflessione. Con il suo modo di raccontare, realizzato con invenzioni contenutistiche del tutto inconsuete, con il suo linguaggio poco edulcorato, Stefano Tanturri ha costruito una struttura vagamente similare a quella di uno scrittore americano, Chuck Palahniuk, autore di culto, idolatrato da moltissimi, con la sua scrittura priva di avverbi, con improvvise interruzioni, ripetizioni ad effetto, eliminazione del superfluo, battute drastiche e gelide.
In bocca al lupo per la prosecuzione del tour dell’antologia, definita la più “dissacrante” della penisola ed in particolar modo al nostro caro concittadino ed amico Stefano.
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