“Palace of e End solleva il velo… una scrittura magnificamente precisa… un pugno nello stomaco… semplicemente indimenticabile quanto volutamente straziante”. Los Angeles Times
Nata come pièce teatrale, Palace of the End si articola in tre monologhi che hanno come perno il conflitto in Iraq. Tre i personaggi, realmente esistiti, di cui Judith Thompson immagina sensazioni e punti di vista. A Lynndie England, soldatessa americana resa famosa dalle foto in cui sevizia prigionieri nel carcere di Abu Ghraib, e David Kelly, biologo inglese chiamato a dar prova dell’esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq, segue la storia di Nehrjas Al Saffarh, attivista irachena, moglie di un quadro del partito comunista oppositore del regime di Saddam.
La forza di Palace of the End risiede nella sua lucidità, nella sua semplicità, nella sua durezza. È un testo in cui la denuncia emerge spontaneamente. Un’urgenza che analizza e accusa tanto l’avamposto delle democrazie occidentali quanto l’avamposto della barbarie iracheno. E lo fa senza emettere giudizi ma usando le parole di chi di fatto subisce l’arroganza del potere, di ogni colore e nazione, di ogni etnia e religione. Né buoni né cattivi ma soltanto vittime. Un potere ora mediatico, ora militare, ora politico, al cospetto del quale il singolo resta schiacciato.
La Thompson, con stile crudo, intenso e preciso, dipinge come disumano tanto l’operato angloamericano quanto quello iracheno. Il suo sguardo diventa una testimonianza vivida e un’esortazione a capire che le origini del male possono essere lontane dai luoghi in cui solitamente ci ostiniamo a cercarle.
Testo in lingua originale a seguire.
Palace of the End, è stato messo in scena in Canada, Stati Uniti e Regno Unito col titolo di My Pyramids, in Canada è stato pubblicato nel 2007.
Traduzione di Raffaella Antonelli
Judith Thompson, canadese, è docente di Teatro e Arte Drammatica presso l’Università di Guelph, in Ontario. Prolifi ca e riconosciuta autrice per il teatro, i suoi maggiori lavori, spesso costruiti per monologhi, conservano una grandissima forza letteraria. È considerata una delle più eminenti drammaturghe canadesi e la sua opera ha riscosso un successo internazionale.
Tra i 12 maggiori testi pubblicati tra il 1980 ed il 2008, molti di questi hanno ricevuto premi e riconoscimenti. Sua la sceneggiatura di “Lost and Delirious”, film tratto dal romanzo “The Wives of Bath” di Susan Swan, uscito in Italia nel 2001 con il titolo “L’altra metà dell’amore”. Nel 2007 è stata nominata vincitrice del “Walter Carsen Prize for Excellence in the Performing Arts”. Con Palace of the End, nel 2008, le è stato conferito il “Susan Smith Blackburn Prize” per la migliore opera in lingua inglese scritta da una donna.
Attualmente vive a Toronto con suo marito e i suoi cinque figli.
Ad oggi le opere di Judith Thompson restano sconosciute in Italia.
La Neo Edizioni è fiera di pubblicare la prima traduzione di un suo lavoro.
Ecco cosa dice la stampa americana:
““Judith Thompson dipinge un ritratto ricco di struttura… graffia in modo provocatorio fino ad arrivare al midollo di posizioni opposte… un lamento che è teologico e tragico insieme… di una bellezza rara e spaventosa”
——- Los Angeles Weekly
“Palace of the End emoziona quanto turba, lasciando il lettore, se non migliore, sicuramente più saggio”
——-Bloomberg
“Bello, poetico e brutalmente nitido”
——-New York Daily News
Ecco cosa dice la stampa italiana:
Frigidaire – Il Secolo d’Italia – Stilos – Gli Altri – Nazione Indiana – Rockerilla – Liberazione – Valigia Blu – The Best Magazine – Sul Romanzo – L’Insolito – TerraNullius – La Città – Flanerì – Lankelot – Critica Letteraria – Salerno In Prima – Malicuvata – Novamag – L’Altro – Il Messaggero – Mangialibri – La Clessidra – Ghigliottina – D7 – Informagiovani Magazine – grafemi.wordpress.com – aporienapoletane.blogspot.com – il recensore.com – attimpuri.it – Convenzionali