Una fiaba allucinata sui vincoli del potere e sulle storture del sangue, una satira visionaria su ciò che siamo o potremmo diventare.
Un bosco ai margini del mondo e, ai margini del bosco, un ragazzo e un uomo. Il ragazzo si chiama Simon, l’uomo è il Polacco. Vivono liberi e in attesa, perché un giorno il Polacco farà ritorno nella Capitale per compiere una misteriosa missione urbanistico/militare.
Nella grande città, la vita di Simon diventa un incubo di lavoro inutile, burocrazia tumorale e sanità alienata. Il risveglio arriverà all’improvviso, sull’orlo di un riscatto mai immaginato.
Tra echi kafkiani e rimandi al miglior Terry Gilliam, Genesi 3.0 porta la narrativa italiana dentro nuovi scenari.
“Per le varie specie di invertebrati sono il boia. Per i grilli e le formiche sono l’oscuro deterrente. Io mi considero il sovrano dei pidocchi delle foglie.”
Angelo Calvisi, genovese, nella vita ha svolto mestieri disparati: il giornalista, l’attore, il responsabile di un negozio di dischi e, tra il 2007 e il 2015, il cooperatore sociale. Dal 2015 al 2017 ha vissuto a Bonn, dove ha insegnato Italiano. Ha pubblicato saggi, graphic novel e diversi romanzi. Per Il geometra sbagliato (secondo episodio della sua “Trilogia dei Matti”) è stato paragonato ad autori come Volponi, Villaggio e Gogol. Nel 2018 è uscito al cinema Lazzaro, film che lo ha visto impegnato come attore e, assieme al regista Paolo Pisoni, come sceneggiatore. Con Adieu mon cœur (CasaSirio, 2016) ha vinto il premio “Quel libro nel cassetto”.
Genesi 3.0 è il suo ultimo romanzo.
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