Pensiero madre – di Iacopo Ninni
Simona Baldanzi è sicuramente l’autrice mugellana più conosciuta nell’ambito della letteratura italiana di rilievo; se non bastavano i suoi lavori precedenti a dimostrarlo ecco a sorpresa la sua partecipazione, insieme a altre autrici importanti, a “Pensiero madre”, antologia uscita proprio questa settimana per la Neo Edizioni, interessante e importnate casa editrice indipendente.
Pensiero madre è un concetto latente non sempre espresso ma connaturato nel nascere donna; il non semplice compito di tute le autrici invitate è quello di renderlo universale, di raccontarlo nella sua naturalità e immediatezza, perché è ancestrale, scritto nel codice genetico.
Ogni donna immagina che sarà madre, ma in una cultura che ancora fraintende questa consapevolezza e la trasforma, svilendola in un dovere sociale, c’è necessità di ridefinirne i contorni, i principi. Il mosaico corale che emerge dai racconti di 17 scrittrici tra le più interessanti del panorama italiano, ci offre una polifonia sfaccettata tanto ironica quanto disincantata ma sicura, definita nel tutelare saldamente un principio: essere o non essere madre è una scelta precisa, non si dilata, non sfuma.
Il racconto di Simona ne è un esempio preciso: la matrilinearità è un concetto da cui non si può prescindere, che trova riscontro in ogni piccolo segnale: nel gioiello ereditato o nei giochi d’infanzia e che sempre, nel momento in cui viene salvaguardata la purezza, trova inevitabili riscontri nell’ambito del magico, di un pensiero che passa limpido attraverso la natura, visioni, sguardi altrui, messaggi, ricordi. Simona è brava nel rammentare la “potenza” di questo pensiero, che sopravvive indenne attraverso la povertà, la guerra, le difficoltà-
Il pensiero madre di Simona Baldanzi è un principio naturale che passa inesorabile, matrilineare e si radica necessario attraverso il gioco, la simbologia, il rapporto con gli altri e con la natura, e così un gioco d’infanzia, segreto rivelato anni dopo, diventa il tramite attraverso cui riscoprire e rinsaldare quel legame femminile con la terra e la fecondità che in maniera ancestrale lega la maternità alla natura, al suo sguardo, ai suoi ritmi, alle sue regole.