Neo. Gli editori partigiani. – di Alessio Romano
foto di Sara Trabucco
Provate a immaginare una casa editrice indipendente, che punta su opere “caustiche, sarcastiche, turbative, ironiche, concettualmente forti e scomode, deliranti nel contenuto ma non nella forma, capaci di insinuarsi nell’epidermide della cultura e della società attraverso sguardi inattesi e poco considerati”. Provate a immaginare copertine colorate, pop, fresche e mai banali. Provate a immaginare che nel catalogo di questa casa editrice ci siano favole riscritte in chiave grottesca, raccolte di racconti sui terremoti di tutti i tempi, il lamento contro la guerra di un’autrice canadese che nel resto del mondo viene lodata dal Los Angeles Weekly e dal New York Daily News. Bene. La domanda ora è: dove ci troviamo? No, non davanti al laghetto di Segrate in uno degli uffici della Mondadori. Sbagliato, neanche in una palazzina liberty delle vie di Torino, di fianco alla sede di Einaudi. E neanche nella sorniona Roma, vicino alle redazioni di Minimum Fax o Fazi. La NEO edizioni ha la sua sede operativa in mezzo all’Altopiano delle Cinque Miglia, a Castel di Sangro (seimila abitanti nella provincia dell’Aquila). Qui Francesco Coscioni e Angelo Biasella, cugini e amici, uniti da sempre dalla passione per i libri hanno fatto una scelta lavorativa coraggiosa, in un momento in cui l’editoria è in crisi. «Per iniziare qualsiasi tipo di attività c’è bisogno di fondi. Noi abbiamo ottenuto un prestito grazie a Sviluppo Italia, un’agenzia paragovernativa che aiuta a prendere fondi europei. Per una casa editrice i tempi di rientro degli investimenti sono lunghi. Ma il nostro riscontro in termini di visibilità e comunicazione è stato ottimo». È allegro e fiducioso, Francesco Coscioni, e anche questa è un’anomalia nel mondo della cultura dove tutti sembrano solo capaci di piangersi addosso. Alle spalle ha esperienze lavorative in piccole case editrici campane, un master a Milano in Comunicazione e un lavoro a contratto (non rinnovato) nel marketing di un’azienda di moda. Il suo braccio destro è Angelo Biasella, l’uomo che pazientemente si occupa dei manoscritti in arrivo e poi sceglie quali sono i libri da pubblicare. Scelte dure, di storie potenti e originali, ma che non rinunciano ad avere una trama. La sperimentazione pura non interessa alla NEO. «Per provare a sfondare nel mondo dell’editoria il primo passo è stato fatto sulla rete, su Facebook, con il viral marketing. Creiamo curiosità tramite domande e scherzi agli oltre cinquemila contatti che ci seguono. Ma riusciamo anche a comunicare quello che amiamo e riteniamo bello dei nostri libri. Poi, sono fondamentali le recensioni. Per una casa editrice piccola è difficile entrare in contatto con la stampa nazionale. Ma già con la nostra prima uscita è arrivata una citazione di Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera. Il nostro libro Palace of the End di Judith Thompson, poi, fu recensito positivamente e quasi in contemporanea da due testate ideologicamente distanti come Liberazione e il Secolo d’Italia. Anche il rapporto con i librai è fondamentale. In ogni città c’è quello di fiducia che conosce i nostri libri e li propone ai suoi clienti. Del resto anche il contatto diretto con i lettori per noi è fondamentale. Giriamo per Fiere e Festival, presentando i nostri autori e i nostri titoli».
Ai ragazzi della NEO fa onore la scelta di essere editori “veri’: Hanno rinunciato a priori alla tentazione del “Vanity Press” (case editrici che si fanno pagare dagli autori; una realtà in espansione e molto diffusa soprattutto in ambito provinciale). «Crediamo che l’editoria a pagamento sia solamente un altro tipo di business. Si esaurisce nel momento in cui l’autore paga per essere pubblicato. È un lavoro completamente diverso dal nostro che facciamo reddito solo dalle copie vendute e che per questo dobbiamo assolutamente promuovere. Oltre, ovviamente, al lavoro di editing che facciamo su ogni libro».
Si dice che in Italia si legga poco. L’Abruzzo sembra avere altri problemi. «L’Abruzzo ha una popolazione bassa, ma composta da buoni lettori. Il problema è che la stampa regionale abruzzese è un po’ingessata e non dedica grande spazio alle realtà emergenti (eccezion fatta per Vario, ovviamente, ndr). Si parla sempre delle stesse cose. Se ci fosse più attenzione per proposte alternative anche il lettore sarebbe portato ad avere maggiori possibilità di scelta. Dei librai abruzzesi non possiamo che parlare bene, invece. Qui in Abruzzo noi non abbiamo un distributore (come invece per le altre regioni). Curiamo i contatti direttamente con librai disponibili e cortesi. Sia quelli indipendenti (e, aggiungerei anche, intraprendenti!) sia con quelli che lavorano per le grandi catene».
Francesco e Angelo fanno davvero tutto da soli. Neanche l’intervista in corso riesce a distoglierli dalle amorevoli cure per le prime copie del loro nuovo libro, da imbustare e spedire a giornalisti e critici. «A giugno esce Gobbi cornei Pirenei di Otello Marcacci. Una storia a sfondo sportivo: la seconda parte del libro si svolge durante un’edizione del Tour de France. D’amore, ironia, ciclismo e anarchia. Con questa uscita battezziamo una nuova collana: Dry, che per simbolo ha un cavatappi che sembra danzare. Si occuperà di opere dal taglio narrativo più spiccato e- più agile rispetto agli altri libri più di ricerca che pubblichiamo di solito».
Così si lavora nel mondo globale stando anche a Castel di Sangro. «Qui nel paese godiamo di una certa fama e affetto. Sicuramente è più difficile avere contatti con giornalisti e scrittori. Ma grazie a internet questo non è più un grande problema. E poi qui lavoriamo in pace, rimaniamo puri e lontani da mode effimere».